martedì 24 luglio 2012

Monza ricorda Re Umberto II, luglio 2012.

Dame e Cavalieri dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e dell'Ordine al Merito di Savoia, Guardi d'Onore, associazioni combattentistiche e d'arma, movimenti patriottici e monarchici hanno ricordato, a Monza, Sua Maestà Umberto II, Re d'Italia, assassinato dall'anarchico Gaetano Bresci. Presenti i dignitari lombardi degli Ordini Dinastici della Real Casa Savoia, i dirigenti dell'Istituto Nazionale per la Guardia d'Onore alle Reali Tombe del Pantheon ed autorità istituzionali, militari, civili e religiose.
Presenti, nella foto, da sinistra: il Cav.Uff. Luigi Mastroianni (Delegato delle Guardie d'Onore di Milano, Monza e Lodi), il Consigliere Scaravelli (in rappresentanza ufficiale del Comune di Reggiolo), il Grande Ufficiale Capitano di Vascello Ugo D'Atri (Presidente Nazionale dell'Istituto per la Guardia d'Onore al Pantheon), il Consigliere Sala (in rappresentanza ufficiale della Provincia di Monza e Brianza), S.E. il Generale di Divisione Giovanni Fantasia (Presidente della Unione Ufficiali in Congedo della Regione Lombardia) ed S.E. il Cav. di Gran Croce Stefano Di Martino (Ispettore Nazionale delle Guardie d'Onore e vice Delegato degli Ordini Dinastici di Casa Savoia della Lombardia) che ha portato il saluto ufficiali delle LL.AA.RR. i Principi Vittorio Emanuele ed Emauele Filiberto.

lunedì 23 luglio 2012

L'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.

L’insigne e reale Ordine Militare e Religioso dei Santi Maurizio e Lazzaro, nasce nel 1572, per volere del Duca Emanuele Filiberto di Savoia, con Bolla Papale di Sua Santità Gregorio XII, dalla fusione del più antico Ordine Ospedaliero di San Lazzaro di Gerusalemme (fondato nel 1090, durante le crociate, per la cura dei lebbrosi) con l’Ordine di San Maurizio (fondato nel 1434 e dedicato al Comandante della Legione Tebea, convertitosi al cristianesimo). Il prestigioso Ordine cavalleresco è tradizionalmente aperto ai rappresentanti della nobiltà italiana ed europea, rimasti fedeli alla Casa Reale ma anche a tutti coloro, maggiorenni e cristiani, che, con il loro comportamento, autenticamente cristiano ed aristocratico, si siano particolarmente distinti in opere, benefiche, sociali ed umanitarie.
L’Ordine, infatti, sostiene diverse strutture ospedaliere in Italia ed in Europa ed anche alcuni lebbrosari in Africa, organizza iniziative sociali e di volontariato, culturali e benefiche, oltre a gestire la manutenzione della antica Abbazia medievale di Altacomba, in Savoia, dove riposano i membri della millenaria omonima dinastia. L’Ordine, che conferisce Nobiltà personale agli insigniti, è diviso in cinque classi (Cavaliere, Ufficiale, Commendatore, Grande Ufficiale e Cavaliere di Gran Croce), è aperto anche alle Dame e conferisce la Medaglia Mauriziana ai meritevoli non appartenenti. Attualmente gli appartenenti all’Ordine sono circa 5000 in tutto il mondo, presenti in 33 stati, ovviamente, soprattutto, in Italia. L’attuale Generale Gran Maestro è Sua Altezza Reale Vittorio Emanuele, Duca di Savoia e Principe di Napoli, figlio di Sua Maestà Umberto II, ultimo Re d’Italia, mentre il Cardinale Patrono è Sua Eminenza Reverendissima Giovanni Cheli. Per la sua storia centenaria e gloriosa, e per la sua peculiare struttura ed organizzazione, l’Ordine Mauriziano, rappresenta, unico nel suo genere, la duplice Fedeltà ideale (religiosa e militare) alla Santa Romana Chiesa Cattolica (ed al Pontefice Regnante) e, contemporaneamente, alla Corona (ovvero al legittimo Capo della Dinastia Savoia). Per questo, possiamo legittimamente affermare che quello dei Santi Maurizio e Lazzaro è certamente l’Ordine più fedele alla Tradizione europea e cristiana, ed ai concetti spirituali di cavalleria, aristocrazia e monarchia. F.to Roberto Jonghi Lavarini – robertojonghi@gmail.com
http://www.ordinidinasticicasasavoia.it/?cat=2 - f.pizzi@ordinidinasticicasasavoia.it

martedì 17 luglio 2012

Giovanni Polito, imprenditore e comunicatore, è il più giovane Presidente Lions d'Italia.

Nuovi importanti incarichi e riconoscimenti per il Nob.Cav. Ing. Giovanni Polito, discendente dai Principi Piromallo di Montebello, imprenditore (esperto di elettronica, telecomunicazioni e webcomunication) che, dopo essere stato nominato Membro del Consiglio del famoso Osservatorio Giornalistico Mediawatch, è stato eletto Presidente del prestigioso Lions Club Milano Brera, risultando il più giovane d'Italia, come riportato da numerosi giornali e siti internet.
AFFARI ITALIANI - MilanoItalia Ai Lions arriva Giovanni Polito, il più giovane presidente di sempre Venerdì, 13 aprile 2012 - 15:28:00 Nato a Londra ma milanese di adozione, Giovanni Polito è il nuovo presidente dei Lions Club Milano Brera. A 39 anni diventa il più giovane presidente di sempre. Il suo obiettivo? Svecchiare l’organizzazione. Una delle cose che ho sempre contestato al Lions Club è un certo convervatorismo", spiega in un'intervista ad Affaritaliani.it. "Anche i giovani possono trovare grande spazio. I Lions hanno il club Leo che forma i giovani. Quando però arrivano a una certa età i giovani perdono interesse. E invece possono contribuire a svecchiare i Lions". Perchè un giovane dovrebbe iscriversi? "Lo statuto mentale del lionista è perseguire i propri obiettivi e le giuste ricompense senza danneggiare gli altri ed essendo sinergico al mondo, alla propria comunità. Siamo parte di una società. Non si tratta di operare per il proprio profitto ma per il bene di tutti". Come intende svecchiare i Lions? "Con attività un po' meno bacchettone. La solidarietà può essere divertente, espressa attraverso spettacoli e concerti. Non solo attraverso la raccolta fondi per questo o quell'ente". Perchè uno dovrebbe decidere di iscriversi ai Lions e non ai Rotary? "Quello che fa dei Lions la prima associazione del mondo è che non mercifichiamo come i Rotary. Loro sono più lobbisti. Nei Rotary si entra non solo per l'aspetto umanitario o culturale, come invece nei Lions, ma anche per fare contatti. Chi è Lions si aspetta di far parte di una comunità che aiuta la società. Nei Rotary ci sono anche grosse fette di interesse personale".
LA VOCE d'ITALIA - Milano Si tratta di Giovanni Polito, 39 anni e tanto entusiasmo Lions Italia, nuovo presidente: il piu' giovane di sempre "Svecchiare la comunicazione verso l'esterno per avvicinare all'associazione" Milano - A 39 anni Giovanni Polito diventa il più giovane presidente dei Lions Italia di sempre. L’impegno che il neopresidente si prefigge è quello di svecchiare il sistema di comunicazione verso l’esterno da parte dell’organizzazione di club di servizio più grande al mondo e di rendere più facile l’avvicinamento all’associazione, in modo da portare una ventata di innovazione in un club che altrimenti rischierebbe di chiudersi in se stesso. “Il Lions Club è una macchina potente e meravigliosa" spiega Giovanni Polito "capace di integrare ed aiutare le comunità umane a prendere coscienza di se stesse e quindi renderle più forti ed accoglienti, integrando in armonia i bisogni e doveri dei loro appartenenti". Prosegue il neo-Presidente: "Per questo motivo è innanzitutto necessaria una forma di comunicazione schietta ma allo stesso tempo carica di emozioni ‘motivazionali’ che sensibilizzino la società a guardarsi intorno e percepire profondamente la sua sostanza esistenziale: le altre persone che la compongono. Il mio progetto di comunicazione, iniziato già sotto il governatore Eugenio Gallera, verrà proseguito nel prossimo anno con il nuovo governatore Enrico Pons.” I Lions rispondono ai bisogni delle comunità locali e del mondo. Gli 1,35 milioni di soci dell’organizzazione di volontariato in 206 paesi e aree geografiche sono diversi sotto molti aspetti ma condividono una convinzione fondamentale: “siamo noi a costruire la comunità". Per informazioni: http://www.lionsclubs.org/IT/

La Consulta dei Senatori del Regno

Il Presidente della Consulta dei Senatori del Regno, S.E. Cav.Gran Croce Prof. Pierluigi Duvina.
S.E. il Nobile Cav.Gran Croce Sandro Pierato, confratello milanese, Senatore del Regno.
La Dama Dott.ssa Giada Arioli, consorella milanese, Senatrice del Regno.

lunedì 16 luglio 2012

In ricordo di S.M. Umberto I, Re d'Italia.

ISTITUTO NAZIONALE PER LA GUARDIA D’ONORE ALLE REALI TOMBE DEL PANTHEON Fondato nel 1878, confermato con R.D. 24 settembre 1932 n. 1348 Ente Morale sotto l'egida del Ministero della Difesa con D.P.R. 27 febbraio 1990 Delegazione di Milano, Monza e Lodi COMUNICATO STAMPA E PASS INVITO PER I GIORNALISTI Dal 1912, ogni anno si tiene a Monza la cerimonia di commemorazione del Regicidio di Re Umberto I, avvenuto in questa città il 29 Luglio 1900. Nel corso degli anni e più precisamente dal 2008 la cerimonia è ritornata alla totale istituzionalizzazione, con l'organizzazione affidata unicamente all'Istituto Nazionale per la Guardia d'Onore alle Reali Tombe del Pantheon e non più a partiti monarchici o ad associazioni private. Questo perché l'Istituto ritiene che la data del Regicidio accomuni tutti i cittadini, come nel 1900, al cordoglio delle Istituzioni. L'Istituto è infatti un Ente Morale posto sotto l'egida del Ministero della Difesa e membro di AssoArma. L'Istituto è l'Associazione Combattentistica più antica d'Italia, perché sorta nel 1878. Non fa politica. (Per ulteriori informazioni visitare il sito www.guardiadonorealpantheon.it e consultare la pagina Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Istituto_nazionale_per_la_guardia_d'onore_alle_reali_tombe_del_Pantheon La cerimonia si tiene alla presenza di Autorità Civili, Militari e Religiose e delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma, chiamati a ricordare l'unico Capo di Stato dell'Italia unita perito per vittima di un attentato. Giornalisti e cittadini sono invitati a presenziare numerosi alla Cerimonia. CERIMONIA DI MONZA - SABATO 21 LUGLIO 2012 112° ANNIVERSARIO DEL REGICIDIO DI S.M. IL RE UMBERTO I Ore 09.45 - Ritrovo in Piazza del Duomo. Ore 10.00 - Formazione del corteo che da Piazza del Duomo si porterà alla Cappella Espiatoria (Via Matteo da Campione). Accompagnerà il corteo la Banda Comunale di Valbrona. Ore 10.30 - Deposizione delle corone nel Sacello Monumentale della Cappella Espiatoria alla presenza delle Autorità Civili e Militari. Esecuzione degli Inni e del Silenzio. Ore 11.30 - Santa Messa in suffragio di S.M. il Re Umberto I presso la Chiesa dei Padri Carmelitani Scalzi di Monza (Via Cesare Battisti, 52). Celebrerà la Sacra Funzione Don Simone Rolandi, Cappellano della Delegazione. Per informazioni sulla cerimonia, Cerimoniere (Isp. Naz. Di Maria) 392.95.98.193. Ore 13.00 - Colazione sociale presso il Salone Reale dell'Hotel de la Ville di Monza (solo su prenotazione). Per ulteriori chiarimenti, il punto di contatto con la stampa è l'Ispettore Nazionale Dr. Federico Pizzi (392.86.97.486). Con i migliori saluti, la Delegazione di Milano, Monza e Lodi ____________________________________________________________ Istituto Nazionale per la Guardia d'Onore alle Reali Tombe del Pantheon Delegazione di Milano, Monza e Lodi Delegato: Uff. Luigi Mastroianni Caserma XXIV Maggio Via Vincenzo Monti, 59 20145 - Milano Tel. 345.32.17.614 E-mail: gdomilano@hotmail.it Sito Ufficiale: www.guardiadonorealpantheon.it

San Maurizio di Rapallo (Genova)

Il Nob.Cav.Dott. Roberto Jonghi Lavarini (Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro) insieme alla sua gentile consorte Donna Veronica (Dama dell'Ordine al Merito di Savoia) hanno partecipato alla Festa di San Maurizio, Patrono della omonima frazione di Rapallo, nel Golfo del Tigullio, portando il saluto dell'Ordine Mauriziano alla locale confraternita religiosa ed al comitato organizzatore della tradizionale sparata di fuochi d'artificio di fine settembre.

venerdì 13 luglio 2012

Ordine Mauriziano a Varese.

Il Delegato Regionale, Sua Eccellenza il Principe Don Alberto Giovanelli, con la Dama di Gran Croce Silvana Fiolini Alessio,
Le gran Dame, Silvana Fiolini Alessio e Contessa Lorenza Fisogni Thellung de Courtelary.
Il Reverendissimo Priore Cav.Uff. Don Simone Rolandi con il Delegato Principe Giovanelli ed il vice Delegato Regionale, Sua Eccellenza Cav.Gran Croce Stefano Di Martino.
Il Nob.Cav. Luigi Mastroianni, Delegato delle Guardie d'Onore al Reale Pantheon di Milano, Monza e Lodi, con la bandiera della delegazione regionale.
Il Nob.Cav.Dott. Don Pierluigi dei Marchesi Berlinguer, Vicario dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro per Varese e Provincia.
Il Vicario Berlinguer in mezzo al Principe Giovanelli ed alla Contessa Thellung.
Il Vicario Berlinguer con il Nob.Cav.Dott. Carlo Del Grande dei Marchesi di Pescia.

"Il Milanese e l'unità d'Italia" di Marco Valle

Sapessi com’è strano il Risorgimento a Milano… ☞ Francesco Marotta del 11 luglio 2012✎ Nessun Commento C’era una volta l’Italia. Che di suo, in un panorama policromo, rinascimentale, seppe a suo modo realizzare un’unificazione. Un’alternanza che vide visi e forze, imperi e coraggiose movenze strategiche, avvicendarsi in un dedalo inizialmente incompiuto. Come tale, riverbero positivo di istanze bonapartiste e detrazioni austro-ungariche. “Il Milanese e l’Unità d’Italia”, a cura di Marco Valle (una firma che i lettori di Destra.it ben conoscono…), edito da Touring Editore, non fa parte dei libri dalle facili esaltazioni rinascimentali. Lo si capisce dalla prefazione del Presidente della Provincia Guido Podestà e dell’assessore alla cultura Umberto Maerna e dall’introduzione di Stefano Zecchi. Un resoconto non didascalico dei tre conflitti per l’indipendenza italiana, in cui i tratti sconosciuti di molti protagonisti dell’Unità non si confondono unicamente con le molte personalità che videro Milano una città all’avanguardia, al centro di un’unione non priva di instancabili fatiche. Uno scritto concreto in grado di approfondire cause e concause, personalità e destrezze in uno scenario in cui l’Italia, se così si poteva chiamare, era una rappresentazione, un coagulo di stati e rivendicazioni e una città su tutte: Milano, polo catalizzatore delle intelligenze e dell’inflessibilità tenace dell’epoca, dove lo sfarzo lascia il posto alla polvere, nell’unico intento di unire tre colori, tre aree ben distinte. Un’Europa in subbuglio in preda a rivoluzioni impossibili; come unico sfondo un movimento innovatore, un’intelligenza artistico culturale, capace di discernere il proprio pathos, in cui la presenza bonapartista seppe, senza ombra di dubbio, illuminare, donando, milanesità, italianità, priva di fervori da lumi incontrovertibili. Gli stessi, a loro volta, propensi a intagliare la Modernizzazione Albertina, senza riuscire, nell’insieme algebrico a condizionarne la valenza. Una colazione insolita in Foro Bonaparte: eventi e compartecipazioni messi a nudo senza nessuna inversione ideologica, senza troppi Wafer o Gianduiotti, intinti in un nettare idilliaco in cui Zeus e Odino, Carloforte e Scilla, Milano, Roma, Trieste e Gorizia, seppero miscelare un’idea, l’esaltazione della completezza. Incredibilmente in un testo dalle poche interpretazioni filologiche, un’immagine astratta, lontana, ma al tempo stesso viva e cosciente, accomuna ogni capitolo del libro e ogni sua istantanea. Una traccia e un segmento napoleonico, dalla sua ultima dimora, l’isola nel centro dell’Oceano Atlantico, Sant’ Elena. Da Memoriale e da genialità: «Lui rappresentante della Rivoluzione ?La rivoluzione spezza i vincoli con Roma: egli li riannoda». Riuscendo ad accomunare la cultura europea e non quella definita comunemente occidentale, agricola e sociale, dell’industria, ripiantando l’unicità di popolo e della civitas ( civiltà ?) persa da secoli. “Il Milanese e l’Unità d’Italia” sorprende e a lunghi tratti lascia immaginare scenari diversi da quelli narrati. Il Risorgimento ambrosiano — come Valle sottolinea — è soprattutto un dibattito politico e culturale denso, complesso e plurale che segna in profondità l’intero movimento nazionale e il giovane Stato unitario. Le intelligenze del tempo — da Romagnosi a Cattaneo, da Ferrari a Casati e allo stesso Manzoni — immaginano il futuro e propongono agli italiani percorsi nuovi e moderni, spesso discordanti tra loro ma sempre importanti. Come ricorda Stefano Zecchi nella sua prefazione, in quegli anni tormentati Milano è il laboratorio italiano della contemporaneità: le riviste, i convegni, gli editori anticipano l’avvento della “ civiltà delle macchine” e offrono ai segmenti dinamici della società idee, progetti, intuizioni per realizzare un cambiamento epocale. Come un fiume impetuoso, la spinta unitaria si intreccia con la modernità, travolge equilibri obsoleti e traccia paesaggi imprevisti e contradditori. Non a caso dalle temperie risorgimentali nel Milanese prendono forma nuove figure sociali. Mentre l’aristocrazia cede definitivamente il passo, avanza la borghesia e si affacciano gli operai e il mondo contadino. Ma vi è di più. Nei salotti o sulle barricate, nelle redazioni e tra le cospirazioni le donne — d’ogni estrazione ed età — prendono voce, diventano protagoniste. Tra i circoli d’intellettuali e riviste più o meno esaminatrici di un possibile intento comune, lascia però attoniti la componente mazziniana, proposta in chiave irriverente ma approfondita, quasi vittima di una pax asburgica dal titolo anonimo e di un intermezzo dal nome di Giovine Italia, resa infelicemente settaria. Contrariamente, un Risorgimento importante ma concluso, se così possiamo ancora oggi attribuirgli una parvenza finale di percorso storico, nella sua etimologia storica-culturale di popolo, capace di comprendere al suo interno, sia Mazzini e Garibaldi, quanto Pisacane e Cattaneo. Una piacevole empasse che divide soventi volte le due proposizioni rinascimentali tra popolo e borghesia, generalmente involutive. Da congiungere invece, in una linea direttrice che unifica i quattro personaggi sopraccitati, lo stile letterario ed etico di Carducci e di Papini. L’alibi fa lo scrittore sano: nell’analisi storica del libro, diversamente da molti testi storiografici reperibili e non, approfondisce mai banalmente le singolarità del famoso cancelliere austriaco Klemens von Metternich, e del feldmaresciallo austriaco Josef Radetzky, entrambi emblemi del primo e del secondo periodo austriaco per diritto e peculiarità, sprezzantemente coloniali. Non stupisce nemmeno l’accostamento azzardato (decisamente veritiero e storicamente comprovato) ad un ipotetico fallimento delle cospirazioni, così definito, dalle torbide congiunture di una tipologia di aristocrazia che non rappresentava all’epoca, nella sua esteriorizzazione e in alcuni suoi rappresentanti, un tratto distintivo degno di tale nome, se non di oligarchia e mescolanza borghese. Alcuni limiti del mazzinianesimo non si accentuano d’innanzi alle disamine di Carlo Alberto; riguardanti lo stereotipo dell’epoca di nazione o impero, inizialmente, solo, ad appannaggio piemontese. Spicca invece l’ingegno di Camillo Benso di Cavour: con la sua dialettica tutta illuminista, come all’epoca la moda dei potentati sopranazionali imponevano, il conte riuscì a tessere a modo suo, affari e politica. Un libro nell’insieme — meravigliosamente completi i capitoli riguardanti le “Rose d’Italia. Donne milanesi del Risorgimento” (di Domizia Carafoli, penna illustre de “Il Giornale”), “Magenta la Grande Battaglia” e “I luoghi della memoria” — lascia adito al lettore a una libera interpretazione senza cliché di sorta. Il contributo iconografico, letterario, storico e culturale è in ottima misura proporzionato all’opera; la medesima che vide la città e i valori di Milano, fulcro di un periodo storico da rileggere tuttora, da comprendere sino in fondo. Senza dimenticare che “Il Caffè” letterario o consumato al bancone di un insieme percepito come Italia, non passa mai di moda. Il Milanese e l’Unità d’Italia A cura di Marco Valle Touring Editore. Milano, 2012 Ppgg 160 – Euro 35

giovedì 12 luglio 2012